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Cittadini in strada, delinquenti in fuga, di Michel Venturelli

Cos’hanno in comune Los Angeles, Caracas e Città del Capo? In queste tre città, come in molte altre, ci sono quartieri blindati dove un esercito di agenti di sicurezza privati vegliano sulla tranquillità dei cittadini più facoltosi. Chiusi fuori i meno abbienti si ritrovano in quartieri destinati a diventare (ancora) più degradati; quartieri dove la criminalità più disperata – quella che ha meno da perdere – può agire senza troppi ostacoli (e scrupoli).

E’ in situazioni come queste che si comincia a parlare di ronde. Personalmente non le amo, ma bisogna essere realisti: oggi i ladri terrorizzano la popolazione e il corpo di polizia non riesce più a contrastare il fenomeno in maniera adeguata. In un contesto come quello attuale – criminalità in crescita e risorse per contrastarla in diminuzione – se ben organizzate e inserite in una politica di sicurezza locale più ampia, le ronde possono diventare un elemento interessante.  Ronde di cittadini però! Non bande di sterminatori, vendicatori, picchiatori e via discorrendo, che servirebbero solo a complicare ancor più il fenomeno.

A determinate condizioni, la sola presenza di cittadini in giro per il Paese o i quartieri – Besso Pulita! insegna – sono un elemento di notevole disturbo per chi agisce nell’ombra. In secondo luogo i cittadini adeguatamente formati potrebbero moltiplicare gli occhi di una polizia che già ora chiede esplicitamente collaborazione. Quante volte leggiamo “la polizia invita i cittadini a segnalare i movimenti sospetti”? E il risultato si vede quando nelle pagine di nera leggiamo: “arresto avvenuto grazie alla segnalazione di cittadini”. Si tratta di amplificare e strutturare quanto necessario alla polizia per poter tornare a dare il meglio di sé in una situazione drasticamente mutata in pochi anni.

Ma si potrebbe andare oltre e inserire le ronde di cittadini in una politica di sicurezza più ampia: grazie alla tecnologia – oggi sensori e telecamere sono alla portata di tutti – e all’esperienza accumulata da quelle regioni e città incappate nel fenomeno della criminalità diffusa prima di noi,  potremmo studiare e mettere a punto delle strategie preventive efficaci ed economicamente sostenibili.

Per far questo – e diventare veramente efficaci – bisognerebbe riuscire ad inquadrare diversamente la problematica della sicurezza, smettendo di pensare che quest’ultima sia unicamente un problema della polizia.

Resta da vedere se la politica è pronta a fare il passo.

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