Presentazione
Il blog
In questo Blog ci occuperemo prevalentemente di “criminologia sociale” e di criminalità diffusa. Per partecipare alle discussioni è necessario iscriversi al Blog. E’ possibile postare commenti previa iscrizione e, contattando l’autore del Blog, è possibile proporre lavori di ricerca e/o articoli specializzati sull’argomento.
Criminologo e criminologia
Il criminologo può essere definito il trait d’union in grado interagire attivamente con tutti gli attori che, con mansioni differenti, ruotano attorno al mondo dell’illecito. Il criminologo non è generalmente in grado di svolgere un’autopsia, ma è normalmente in grado di capire e discutere un rapporto autoptico. Lo stesso vale per una perizia psichiatrica o un’analisi balistica, ma anche per una sentenza penale.
Erroneamente alcuni definiscono la criminologia una scienza, quando in realtà non è altro che un discorso molto articolato sulla devianza. Non esiste “il criminologo” tout court, ma esiste ad esempio lo psicologo specializzato in analisi comportamentale. Il criminologo ha spesso una doppia – a volte anche tripla – formazione. Il profiler ad esempio, oltre ad una formazione accademica in criminologia ne ha una anche in psicologia. Ci sono criminologi provenienti dalla matematica, altri dalla sociologia e altri ancora dal diritto o dalla medicina. Ognuno lavoro in un campo della criminologia.
Come detto, in questo Blog ci occuperemo prevalentemente di “criminologia sociale” in generale e di criminalità diffusa1in particolare.
Metodologia di Lavoro
Nell’ambito dei fenomeni devianti si lavora spesso su delle realtà nascoste. E’ quindi imperativo mettere a punto gli strumenti che permettono di scoprire gli indicatori utili a fotografare nel modo più dettagliato possibile il fenomeno che si vuole conoscere. Quando esiste poca letteratura in materia – o non c’è letteratura del tutto – la conoscenza è acquisita mediante le tecniche di osservazione partecipante diretta o indiretta.
Criminalità diffusa
I fenomeni di criminalità diffusa nascono e si sviluppano quando i trasgressori hanno la possibilità di conseguire grandi guadagni assumendosi pochi rischi.
In sintesi: quando il rapporto rischi/benefici è basso molti decidono di passare dal lecito all’illecito e le strategie di controllo statali, prevalentemente basate sulla repressione, si rivelano inadeguate a riportare questi tsunami devianti sotto il controllo dello Stato. Inadeguate perché per renderle efficaci si dovrebbe attuare una strategia di “tolleranza zero” che, di fronte a un fenomeno di criminalità diffusa, richiederebbe talmente tante risorse da compromettere il normale funzionamento dello Stato su più livelli.
Strategie di riduzione del danno e strategie non convenzionali
Una volta fotografato il fenomeno è possibile sviluppare delle strategie che permettano di capirne la possibile evoluzione e i modi di meglio controllarlo.
La prima cosa di cui bisogna tener conto è il budget a disposizione. E’ infatti inutile studiare strategie – autonome o combinate – che costano tanto quanto costerebbe una politica di “tolleranza zero”.
Le strategie elaborate devono quindi essere strategie economicamente sostenibili.