Il bullismo preoccupa la Confederazione che da una decina d’anni prende molto sul serio il fenomeno della violenza nelle scuole. Parecchi cantoni l’hanno seguita a ruota.
In Ticino la problematica del bullismo finì su tutti i giornali verso la fine del ’92, quando l’onorevole Buffi si dichiarò molto preoccupato per quello che stava accadendo nelle scuole ticinesi. Purtroppo però, a parte qualche sparata sui giornali quando la cronaca lo impone, le autorità cantonali non hanno mai sentito la necessità di un approccio scientifico al fenomeno; l’idea di creare delle banche dati e mettere a punto delle strategie metodologiche adeguate – come si fa nei paesi del nord Europa sin dalla fine degli anni ’60 – in Ticino non è mai nata.
Grazie alle ricerche scandinave sappiamo che c’è una relazione diretta tra il bullismo da piccoli e l’attività delinquenziale da grandi: circa il 60% di quelli che da bambini sono stati recensiti come aggressori, si ritrovano entro i 24 anni di età, con almeno una condanna iscritta al casellario giudiziario. Da notare che in un campione rappresentativo di bambini mai implicati in episodi di violenza, la percentuale dei condannati è del 10%. Sembra quindi che i bulli sviluppino una tendenza delinquenziale decisamente più elevata dei non-bulli. Le ricerche scandinave hanno portato alla messa a punto di programmi di prevenzione multidisciplinari, i cui risultati sono rassicuranti; in alcune scuole si è registrata una diminuzione della violenza di più del 50% e i bambini recensiti come aggressivi, se corretti in tempo, sviluppano meno tendenze delinquenziali nell’età adulta.
A buon intenditor…
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