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Quando il costo della giustizia uccide la sicurezza, di Michel Venturelli (il caffè 25.5.14)

Più 56% in 4 anni! Stiamo parlando dei furti con scasso nelle abitazioni; reati che fanno molta paura ai cittadini, soprattutto a quelli più vulnerabili.  Ma la quantità non è tutto. Anche dal punto di vista qualitativo ci troviamo confrontati a una tipologia di aggressori molto determinati. “Che ti entrano in casa quando ci sei anche tu”. Finiti i bei tempi quando gli scenari di criminalità diffusa concernevano prostituzione e stupefacenti. Adesso nessuno è al riparo; il sentimento d’insicurezza cresce e la qualità di vita del cittadino irrimediabilmente ne risente.

Gli scenari di criminalità diffusa nascono e si sviluppano quando i principi della teoria della prevenzione generale – certezza, severità e celerità della pena – non sono onorati e il rapporto rischi/benefici generato dal comportamento illecito è molto basso. In sintesi: a delinquere ci sono pochi rischi e tanti guadagni. Questi scenari difficilmente possono essere contrastati solo con le politiche di controllo sociale oggi in auge; se queste politiche da sole fossero efficaci, non ci ritroveremmo oggi in uno scenario di questo tipo. Il principale motivo per il quale le metodologie di controllo da sempre in vigore – principalmente quelle repressive – oggi fanno cilecca è da ricercare anche nei costi. La repressione è un’ottima strategia finché è economicamente sostenibile; se è ottima solo in teoria, da sola non va più bene.

L‘intero apparato giudiziario cantonale – polizia, magistratura, carceri – costa più di 200milioni di franchi, ai quali vanno aggiunti i costi delle polizie comunali. Risultato? Gobbi e Cocchi vogliono più agenti, Noseda presenta 21000 ore di straordinari e le galere sono sempre al limite della loro capienza… e l’indice d’insicurezza popolare sembra essere alle stelle. Insistere solo sulla repressione in questa situazione richiederebbe talmente tante risorse da compromettere il normale funzionamento dello Stato su più livelli. Non dimentichiamoci che nella seconda metà degli anni ’90, nella New York della tolleranza zero, la sola polizia costava 4 volte l’intero sistema sanitario della città.

Ma non disperiamoci! Chi conosce il Forum europeo per la sicurezza urbana (EFUS) sa che da 30 anni ci sono oltre 300 città – si va da Igea Marina a Città del Messico – che si sono messe in rete e fanno ricerche, si scambiano opinioni ed esperienze su problematiche legate alla devianza. Fra i vari esperti del forum c’è Irwin Waller, fondatore del Centro internazionale sulla prevenzione della criminalità affiliato all’ONU. Professore di criminologia ad Ottawa, in uno dei suoi libri (Less Law, More Order: The Truth about Reducing Crime) Waller calcola che se si investisse in prevenzione – intesa anche come riduzione del danno – il 10% di quello che si spende in repressione, avremmo risultati migliori spendendo la metà.

Cose dell’altro mondo… Purtroppo!

 

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