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tolleranza zero, di Michel Venturelli

“Un mantra che politici, procuratori pubblici e responsabili di scuole e polizie recitano quando la situazione degenera, e loro non sanno più che pesci pigliare, è quello della “tolleranza zero”.

L’espressione indica una strategia che mira a contenere lo sviluppo di comportamenti criminali rispondendo colpo su colpo ai piccoli disordini quotidiani. E’ detta anche “strategia del vetro rotto” perché i suoi ideatori, James Q. Wilson e Gorge Kelling, la riassunsero così: non appena un vandalo rompe una finestra di un palazzo bisogna ripararla. Se così non si facesse altri vandali romperebbero altre finestre e in breve tempo quel palazzo diventerebbe il primo di un quartiere destinato a diventare malfamato. Un’isola al di fuori dalla legge.

La “tolleranza zero” è stata applicata per la prima volta a New York; in fretta si scoprì che un approccio del genere ha il suo prezzo: in 5 anni la città ha dovuto aumentare il budget della polizia del 40% per un costo totale di 2.6 miliardi di dollari. Quattro volte gli stanziamenti concessi agli ospedali pubblici. Nel ’97 la polizia della città contava 46000 dipendenti di cui 38600 agenti in uniforme. Parallelamente, nello stesso periodo, i tagli al personale dei servizi sociali furono di oltre il 30%. Si ottenne così il rapporto di un operatore ogni 3,5 poliziotti.
Per utilizzare al meglio l’esercito di poliziotti i commissariati furono trasformati in centri di profitto la cui redditività era rappresentata dalla riduzione statistica degli atti criminosi rilevati.

Risultati: dei 345000 arresti operati nel 98, 18000 sono stati annullati dal procuratore pubblico prima che le persone coinvolte fossero portate davanti al giudice e altri 140000 sono stati dichiarati ingiustificati dalla corte. La percentuale di rilasci senza alcuna sanzione è cresciuta del 60% tra il ‘93 e il ‘98.

Secondo una ricerca svolta dalla National Urban League, in 5 anni, la speciale unità della polizia per la lotta al crimine di strada ha fermato e perquisito decine di miliaia di persone, e solo una su 11 ha subito un arresto giustificato.

L’ondata di repressione ha avuto effetti diretti su tutto l’apparato giudiziario. Nel ’98 i 77 giudici della corte criminale preposta alla giurisdizione per reati e infrazioni minori si sono trovati confrontati a 275379 istruttorie. Più di 3500 a testa, ossia il doppio che nel ’93. Capitava che durante una stessa udienza a un giudice erano sottoposti così tanti casi che gli era impossibile decidere. I dibattimenti erano spesso rinviati e molti procedimenti, non vedevano la fine per raggiunta prescrizione dei termini.”

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