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Giovane, povero e nulla da perdere, di Michel Venturelli

Interessante la tavola rotonda che si è tenuta a Giubiasco lunedì scorso. Il tema – disagio giovanile nel bellinzonese: realtà o falso problema? – ha richiamato il pubblico delle grandi occasioni. Fra gli interventi ne abbiamo ritenuto uno in particolare: “I ragazzi che seguo provengono tutti da una frangia economicamente disagiata”, ha detto Alex Rodriguez, uno dei rarissimi operatori di strada che lavorano in Ticino. Rodriguez ci dice che il disagio con cui lui si confronta tutti i giorni ha almeno un denominatore comune: la povertà. Povertà, o disagio economico che dir si voglia, che anche nel nostro cantone sta dilagando.

Circa 5000 le persone in assistenza e quasi 20000 quelli che non pagano la cassa malati. Ma chi sono i morosi? Ce lo dice uno studio commissionato dall’ordine dei medici: il moroso ha una situazione lavorativa precaria, è fortemente indebitato e, manco a farlo apposta, è giovane.

La povertà è motore di disagio e devianza, ma anche di criminalità. Oggi come ieri questo accade soprattutto quando la mancanza di mezzi economici non permette all’individuo di mantenere un minimo di dignità. Tolta la dignità – oggi la si estirpa a suon di precetti esecutivi e certificati di carenza beni – si mette l’individuo nella situazione di non aver più nulla da perdere. Se l’individuo è vecchio forse si rassegna, se è giovane magari si ribella.

Oggi in Ticino c’è una percentuale alta e crescente della popolazione che non ha – o pensa di non avere – nulla da perdere. Questo genera disagio che a sua volta crea devianza, ma anche criminalità. Pensare di difendersi da questo con la polizia, i vigilantes o le galere è illusorio, se non si agisce contro la povertà.

 

One Response to Giovane, povero e nulla da perdere, di Michel Venturelli

  1. Laura Pedevilla says:

    Tutto queste informazioni devono essere un campanello d’allarme. Dobbiamo renderci conto che la situazione sociale che si sta creando e in particolar modo la povertà, avrà molti effetti. Uno di essi potremmo riscontralo nell’evoluzione della criminalità. La criminologia ce lo mostra molto bene con la Teoria della tensione (Strain theory).
    Prendendo solo le basi di questa teoria, sappiamo che una delle fonti di maggior tensione è il sentimento di fallimento dovuto al fatto di non poter raggiungere i proprio obiettivi o a rispondere alle attese della società.
    Quanti giovani oggi provano questo sentimento? Si studia, si fanno dei sacrifici, chi più, chi meno, non ha importanza….e ci si ritrova a 30 anni a dover dipendere ancora da terzi perché non si guadagnano abbastanza soldi per essere autosufficienti.
    Questa tensione provoca delle emozioni negative (collera, frustrazione, ansia…), che creano a loro volta una pressione, che conduce l’individuo a cercare di fare qualcosa per eliminarle.
    Questo qualcosa a volte è la delinquenza, perché in alcune situazioni il guadagno (anche emozionale) che si ha a delinquere, è più elevato dei costi per gestire il comportamento delinquente.
    Con un commento mi è difficile essere esaustiva, ma credo che sia comunque importante sottolineare che è ora di approfondire queste problematiche anche a livello criminologico, per poter prevenire nel miglior modo possibile la delinquenza e la criminalità.

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