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La perizia in criminologia, di Claudia Crivelli e Laura Pedevilla

Il Corriere del Ticino di ieri riprende nella cronaca locarnese il dramma, avvenuto domenica in una casa anziani, di un uomo 81enne che ha cercato di porre fine alla vita della moglie, ricoverata nell’istituto, cercando poi di togliersi a sua volta la vita.

L’articolo informa il lettore sul procedere dell’indagine ordinato dalla Procuratrice Pubblica. Secondo quanto scritto, è stata ordinata una perizia psichiatrica il cui secondo obiettivo, cita il giornalista, è la ricerca del possibile movente del drammatico gesto.

Non si tratta qui di criticare le decisioni e il lavoro svolto dai professionisti in merito al caso specifico dell’ottantunenne, in quanto non siamo a conoscenza dei dettagli e siamo certe che chi ha ordinato la perizia abbia avuto le sue buone ragioni professionali per farlo.

Riteniamo tuttavia importante evitare ulteriori confusioni attorno ad una tematica già poco chiara, ed informare il lettore che lo studio del movente non può essere eseguito con una sola perizia psichiatrica. Quest’ultima è infatti uno dei rapporti, ma non il solo, utili all’analisi condotta da un criminologo per stabilire il movente del reato.

Il movente è la ragione che ha spinto all’azione, la sua causa principale. Così definito, esso può risiedere in una malattia mentale ed essere attestato da una perizia psichiatrica nei casi in cui, per esempio, il paziente è schizofrenico e ha sentito una voce ordinargli di uccidere la vittima, o quando il passaggio all’atto è per il paziente l’unico modo di rispondere ad un suo bisogno interno disadattativo (borderline, narcisistico, istrionico o altro a seconda del tipo di disturbo della personalità).
Al di fuori di questi moventi puramente psichiatrici, si può però avere a che fare con moventi contestuali, sociali, familiari o professionali, come per esempio lo sconforto dell’età che avanza e la paura di una vecchiaia in solitudine, l’amore incondizionato per la compagna di una vita, la coscienza del dolore o della malattia e il desiderio di volerlo risparmiare ai propri cari.

Per questo motivo, uno studio approfondito del movente andrebbe eseguito prendendo sì in considerazione la perizia psichiatrica, ma completando poi le informazioni in essa contenute con lo studio dei rapporti medici e di polizia, della vittimologia e del modus operandi, cercando di mettere in relazione tutti questi elementi e di comprenderli in un contesto sociale, culturale e storico. In questo modo si ottiene una conoscenza dettagliata delle ragioni che hanno portato all’atto illecito, e solo così sarà possibile pronunciarsi correttamente sulla pericolosità della persona e sul suo rischio di ricommettere un atto simile.

Questo lavoro di raccolta del materiale e della sua conseguente analisi è normalmente eseguito da uno specialista, il criminologo. Il Canton Ticino non si è però purtroppo ancora dotato di tale figura professionale, facendo riferimento solo a perizie psichiatriche che non sono idonee – perché non è il loro scopo – a studiare globalmente tutti i fattori in gioco nel passaggio all’atto, siano essi contestuali, professionali, sociali, culturali, storici o familiari.

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