Ticinonews torna sul fenomeno dello sfruttamento della prostituzione, lanciato ieri dal CdT e ripreso anche da criminologiaonline.com, con un’intervista al capo della buoncostume nostrana.
Il commissario sostiene che non c’è nessun allarme e che gli episodi riportati ieri dal quotidiano luganese “sono isolati senza alcuna relazione tra loro”.
E’ possibile, come è pure possibile il contrario.
Quel che è certo è che oggi molte prostitute devono render conto a un magnaccia del proprio operato. Non è necessario che questi delinquenti siano manovrati da un’unica organizzazione criminale – un racket per intenderci – per essere presenti e pericolosi. Lo sono anche lavorando in modo autonomo.
Analizzando il mercato a luci rosse ticinese sembra di intuire che anche in questo settore stia succedendo quello che da tempo succede nell’ambito dello spaccio di stupefacenti. La figura del “grande capo” alla testa di un’organizzazione piramidale sembra essere scomparsa. Oggi ci sono tante “cavallette” indipendenti che occupano il mercato in maniera capillare.
La struttura orizzontale che oggi domina negli scenari di criminalità diffusa complica in modo esponenziale il lavoro delle autorità repressive e tende a vanificarne l’efficacia. Infatti, al contrario dei grandi capi, le cavallette sono intercambiabili: una volta che la polizia ne ha presa una le altre sono pronte a sostituirla.
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