È di ieri la notizia che la commissione «Abusi sessuali nella pastorale» della CVS ha appurato 146 casi abusi nel nostro Paese. Nessuno di questi casi proviene dal Ticino. “Ma non vuol dire che non ci siano stati casi di abusi a tutti noti, denunciati e sentenziati anche con pesanti condanne, però proprio perché già noti non richiedevano altre segnalazioni. Vuol dire che le persone coinvolte preferiscono non rinvangare casi passati che hanno saputo medicare e superare, e non ritengono di aver bisogno di sostegno né psicologico, né morale”, spiega il vescovo Grampa dalle colonne del Giornale del Popolo (www.gdp.ch), che va avanti spiegando che in Ticino esistono ben due commissioni – una ecclesiastica, l’altra cantonale – per la segnalazione di abusi sessuali.
Come detto nessuna delle commissioni ticinesi ha ricevuto segnalazioni. Allora perché quelle situate nel resto del Paese sì?
Questa storia ne ricorda un’altra. Più precisamente quella di due paesini abruzzesi della metà del secolo scorso. I due paesi, situati in cima a una collina e molto isolati dal resto del mondo, avevano caratteristiche molto simili se non che in uno si registrava un tasso di criminalità altissimo, mentre nell’altro non risultavano reati. Perché? La risposta è semplice: nel primo paese c’era un commissariato dove andare a sporgere le denunce. Nell’altro no.
Vuoi vedere che in Ticino le commissioni di cui parla Grampa sono sconosciute ai ticinesi?
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