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Prevenzione: dalle parole alla pratica, di Michel Venturelli

Nel 1998 l’ONU si era dato 10 anni per debellare il mercato e liberare il mondo dalle droghe illegali. Febbraio 2009: riunitisi a Vienna per fare il punto sulla situazione, i Paesi membri dell’organizzazione delle nazioni unite hanno dovuto constatare che la produzione e il consumo di sostanze non è mai stato tanto florido quanto lo è oggi. I danni sono importanti e un numero crescente di esperti internazionali non crede più che la strategia attuale potrà avere la meglio sul traffico e sul consumo di sostanze stupefacenti illegali. Oggi più di prima è imperativo darsi i mezzi necessari a conoscere meglio il mercato illegale degli stupefacenti per essere in grado di ridurre i danni che genera e, soprattutto,  meglio investire le risorse disponibili utili a controllarlo.

Tra i vari metodi utili ad assumere conoscenza e fare prevenzione c’è il testing delle sostanze stupefacenti: si tratta di uno sportello messo a disposizione dall’autorità, dove il consumatore può far analizzare le sostanze acquistate sul mercato nero prima di assumerle. L’obiettivo non è quello di incitare i consumatori a smettere, bensì quello di informarli sulla composizione delle sostanze comperate sul mercato illegale con il preciso intento di aumentare la consapevolezza dei rischi per la salute e diminuire così quelli dovuti dall’assunzione di droghe.

Il testing è una pratica in vigore da anni a Zurigo e a Berna e permette alla autorità di conoscere il tipo e la qualità delle sostanze presenti sul mercato nero; “seleziona” gli spacciatori e favorisce il contatto tra gli operatori e quei consumatori che spesso i vari servizi di prevenzione non sono riusciti ad agganciare e/o convincere.

Il 12 febbraio di 3 anni fa un nutrito gruppo di parlamentari provenienti da tutti i partiti politici (unica eccezione i liberali) ha presentato al governo cantonale una mozione chiedendo che si valuti l’introduzione di questa misura anche in ticino.

Sono passati 3 anni e tutto tace.

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